Tuesday, May 01, 2007

La Patologia Meniscale del ginocchio









Molto spesso il dolore o i blocchi articolari del ginocchio possono dipendere da lesioni dei menischi mediale e laterale. Tali lesioni possono avere basi traumatica, degenerativa o dipendere da anomalie congenite.

I menischi sono due strutture fibrocartilaginee di forma semilunare a sezione triangolare poste all’interno del ginocchio tra il femore e tibia. Il menisco mediale a forma di C è saldamente inserito lungo tutto il suo contorno alla capsula articolare specialmente a livello del corno posteriore.
Il menisco laterale più largo, a forma di O è assai più mobile di quello mediale ed è meno suscettibile di lesione. La loro funzione è quella
1) migliorare la congruenza articolare tra tibia e femore,aumentando la superficie di distribuzione del carico, inoltre con un meccanismo a pompa facilitano la lubrificazione dell’articolazione facendo fluire il liquido sinoviale.
2) Assorbire le sollecitazioni meccaniche a mo’ di cuscinetti elastici controllando i movimenti di rotazione dell’articolazione.



La particolare vascolarizzazione fa si che la zona più centrale del menisco sia la meno irrorata e quindi più soggetta a fenomeni involutivi e degenerativi. La zona più periferica , definita come “Zona Rossa” , riceve, invece, una cospicua vascolarizzazione tramite arterie capsulari penetranti Per la loro particolare situazione anatomica nonché per la fisiologia articolare che porta i menischi a seguire il movimento del femore durante la flesso estensione del ginocchio ed a guidare in parte la rotazione automatica dello stesso i menischi sono soggetti a lesioni per meccanismi di Compressione e Torsione, trasmessi dai condili femorali alla superficie articolare tibiale attraverso i corpi vertebrali.

Dalla classificazione di Groh abbiamo suddiviso le lesioni meniscali in
1) traumatica acuta
2) degenerativa secondaria
3) anomalie congenite

LESIONE MENISCALE TRAUMATICA
I meccanismi traumatici più frequentemente responsabili di lesioni meniscali sono i traumi distorsivi, l’estensione del ginocchio dalla posizione accovacciata ed i calci a vuoto.
Le lesioni possono essere di tipo
A) longitudinale (parallele all’asse maggiore del menisco),
B) radiale (perpendicolari al medesimo asse)
C) orizzontali(parallele al piano dei piatti tibiali)

DEGENERATIVA SECONDARIA
Sono colpiti pazienti di eta avanzata, soggetti giovani che praticano attività sportiva o intensa attività motoria. Le aree colpite sono corrispondono alle zone critiche e cioè a bassa vascolarizzazione.L’invecchiamento delle proprietà meccaniche del menisco conduce nel tempo al sommarsi di piccole lesioni che senza realizzare rotture meccanicamente importanti producono la cosiddetta MENISCOSI a cui si associano alterazioni osteocondrali, caratteristica del ginocchio artrosico. Possono coesistere lembi di fibrocartilagine distaccata dal bordo libero del menisco (Flap) che causano blocchi articolari o pseudo-blocchi

ANOMALIE CONGENITE
Menisco discoide. E’ una malformazione la cui genesi resta sconosciuta. Si riscontra più frequentemente in forma isolata a carico del menisco esterno. Non vi è incidenza maggiore in un sesso rispetto all’altro. L’età media in cui si manifesta è quella giovanile. Possiamo distinguere
1) menisco discoide totale, ricopre totalmente il piatto tibiale
2) menisco discoide sub totale
3) menisco anulare
4) Forme minori di alterazioni sono dovute ad iperplasia dei segmenti anteriore, posteriore o medio del menisco e pertanto avremo
5) 1)megacorno anteriore o menisco a virgola
6) megacorno posteriore o menisco a virgola invertita 7) La malformazione meniscale puo’ essere del tutto asintomatica o puo’ manifestarsi con una gamma di segni clinici che vanno da una vaga dolenza, fino al ginocchio a scatto !

Artroscopia del ginocchio


Nelle lesioni delle strutture del ginocchio (menischi, cartilagine, legamenti, etc.) che avvengono per cause traumatiche o degenerative, interveniamo chirurgicamente con tecnica artroscopica. Tale strumento viene inserito all'interno del ginocchio attraverso due piccole incisioni di circa 4-5 millimetri e ci permette di vedere le strutture interne con un ingrandimento di circa trenta volte.
Il ginocchio è un'articolazione sottoposta a carico e può andare incontro a diversi problemi causati sia da eventi traumatici che degenerativi.Il danno può interessare qualunque struttura del ginocchio:

- il menisco mediale o laterale sono strutture fibrocartilaginee rispettivamente a forma di "C" ed “O” poste tra la tibia ed il femore ed hanno la funzione di aumentare la superficie di contatto tra queste due articolazioni e migliorano la distribuzione dei carichi. Il danno può interessarlo in toto o solo parzialmente.
- la cartilagine articolare ricopre le superfici ossee del ginocchio: il femore, la tibia e la rotula. È di colore bianco, liscia, con spessore di qualche millimetro. La sua funzione più importante è quella di migliorare lo scivolamento delle ossa agendo come un lubrificante ed interviene nella distribuzione dei carichi. Il danno può essere una semplice fissurazione o l'erosione di un'area più o meno grande.
- la membrana sinoviale è il tessuto che delimita la cavità articolare e produce un liquido chiaro che ha la funzione di nutrimento e di lubrificante. Può, in particolari condizioni, infiammarsi e diventare fonte di problemi.- i legamenti crociati anteriore e posteriore (LCA e LCP) sono importantissimi perché garantiscono la stabilità primaria del ginocchio sul piano sagittale. Talora, a seguito di un trauma, queste due strutture, in particolare il LCA, possono andare incontro ad una rottura parziale o totale; in quest'ultimo caso se il paziente è giovane o sportivo è indicato l'intervento di ricostruzione legamentosa.-
L'intervento chirurgico di artroscopia viene eseguito con uno strumento chiamato artroscopio, della grandezza di una matita.Tale strumento viene inserito all'interno del ginocchio attraverso due piccole incisioni di circa 4-5 millimetri e ci permette di vedere le strutture interne con un ingrandimento di circa trenta volte.
Per effettuare la fase chirurgica dell'intervento ci serviamo di strumenti miniaturizzati che ci permettono di eseguire manovre chirurgiche con strumenti manuali, motorizzati ed aspiranti.Il menisco rotto viene asportato solo nella sua parte danneggiata e si cerca, nei limiti del possibile, di preservarne la parte periferica che può ancora essere utile all'articolazione.
FASE PREOPERATORIA:Nei giorni precedenti l'intervento il paziente esegue gli accertamenti necessari e cioè esami di laboratorio, radiografie del torace ed ECG. L’Artroscopia viene eseguita in regime di Day Surgery e si pratica in ANESTESIA LOCALE sec. TECNICA DI HENCKE modificata.

Il paziente, viene ricoverato, operato e dimesso nella stessa giornata con terapia antibiotica ed antitromboembolica.
FASE POSTOPERATORIA:Al termine dell'intervento, l'arto operato verrà fasciato con bendaggio elastico e quindi verrà posizionata una borsa del ghiaccio.Si potrebbe avvertire modesto dolore nella sede delle incisioni. I punti di sutura vengono rimossi dopo circa dieci giorni.Nei primi giorni dopo l'intervento si consiglia l'applicazione di ghiaccio da tenere il più a lungo possibile, e l'assunzione di una terapia antinfiammatoria.Per recuperare progressivamente un completo range articolare e un buon tono muscolare, vengono consigliati esercizi di flesso-estensione del ginocchio e di contrazione isometrica del muscolo quadricipite, da praticare a casa secondo prescrizione,. La guida dell'automobile è consigliata dopo una settimana. Il nuoto è consentito dopo circa due settimane. La cyclette è consentita dopo circa tre settimane, mentre la bicicletta dopo circa un mese.La ripresa dell'attività sportiva varia in relazione al tipo di intervento, alle condizioni muscolari e al tipo di attività sportiva effettuata.QUANDO CONSULTARE IL VOSTRO CHIRURGO:- in caso di improvviso gonfiore del ginocchio, forte dolore, senso di tensione o pulsazione dello stesso, blocco articolare, difficoltà nell’accovacciarsi o nel salire e scendere le scale.

Ernia del disco in briciole con l'ozonoterapia

L'ossigeno-ozono terapia è una metodica che ha più di un secolo di vita e anche se inizialmente è stata relegata ad un ristretto numero di medici entusiasti, rappresenta oggi un rimedio rivoluzionario per la nostra salute e il benessere fisico.
In Italia circa 50 mila persone all’anno soffrono di problemi legati all’ernia del disco che, sotto il profilo medico, rappresenta una questione a meta’ tra l’Ortopedia e la Neurologia.
Infatti il disco intervertebrale, costituito da una porzione periferica (anello fibroso) ed una centrale (nucleo polposo), è situato tra un corpo vertebrale e l’altro in senso cranio-caudale, mentre posteriormente ha rapporto con il midollo e le radici nervose.
A causare l’ernia intervengono quelle condizioni di sollecitazioni meccaniche abnormi che provocano rottura delle fibre (che costituiscono l’anello fibroso) con la conseguente fuoriuscita del nucleo polposo che determina l’ernia.
L’ernia discale comprime le radici nervose o il midollo stesso provocando dolori lancinanti, contrattura della muscolatura paravertebrale associata a limitazioni della motilità, paralisi parziali.
La soluzione normalmente è l’intervento chirurgico, attraverso il quale si agisce sulla struttura discale, non potendo ovviamente agire sul tessuto nervoso.
Eliminando chirurgicamente tale struttura erniata, si provoca inevitabilmente uno squilibrio biomeccanico di tutta la colonna.
In particolare i due principali fenomeni che ne conseguono all’intervento sono:
L’aumento di carico delle articolazioni posteriori vertebrali, che porta ad una degenerazione artrosica delle articolazioni stesse traducendosi in un più o meno marcato aumento della stenosi dei recessi;
La diminuita funzione di assorbimento dello stress meccanico legata all’asportazione del disco intervertebrale erniato, che porta ad un sovraccarico funzionale dei dischi adiacenti e quindi favorisce il prodursi di una protrusione discale con relativo conflitto disco-radicolare.
Per queste persone, però, c’è una speranza in più: l’ossigeno–ozono terapia (O2-O3). Terapia incruenta, questa, che consiste in un ciclo di infiltrazioni a livello paravertebrale in corrispondenza del o dei dischi erniati.Il ciclo prevede una serie di 10-12 sedute, ognuna delle quali consiste in 2-4 infiltrazioni per un totale di 20-40 ml di ozono per ogni seduta. Con questa metodica si ottengono dal 90-95% di successi, dovuti alla capacità di questa miscela di gas naturale che riesce a neutralizzare l’ernia.
I meccanismi d’azione che provoca la miscela di ossigeno-ozono sono:


• La scissione delle molecole di collagene del nucleo polposo, componenti base dell’ernia discale e quindi la frantumazione dell’ernia in frammenti più piccoli che, staccandosi, vengono successivamente metabolizzati come materiale di scarto dall’organismo ;

• L’eliminazione di acqua contenuta dal nucleo polposo erniato responsabile della compressione delle strutture nervose .
Un fatto importante è che questo gas non attacca la struttura discale che rimane intatta e quindi può continuare la funzione di ammortizzatore elastico del rachide, ma addirittura la migliora, grazie alle sperimentate qualità terapeutiche antinfiammatorie e di stimolo alla circolazione del sangue.
In conclusione possiamo affermare che con questa tecnica viene eliminato nel 90% il dolore e nel 70% dei casi non si riscontra più traccia dell’ernia; questo trattamento non provoca danni, è del tutto indolore, non comporta rischi e non presenta nessuna controindicazione.
Inoltre, l’ossigeno-ozono terapia può essere utilizzata in tutte quelle patologie a carattere infiammatorio (periartriti, tenosinoviti, ecc.),in quelle a carattere degenerativo (coxartrosi, gonartrosi, ecc.) mediante infiltrazioni intrarticolari ed attraverso l’autoemotrasfusione in tutte quelle patologie da carente apporto di ossigeno (arteriopatie obliteranti, ulcere da decubito e croniche, osteoporosi ecc.).